Qualche settimana in un atelier di Milano pieno di positività, di luce e di pace, ho incontrato, conosciuto e intervistato un’Artista … una vera Artista. Di quelle veramente rare. Nata e vissuta per qualche anno in Giappone, Natsuko Toyofuku, mi ha immediatamente colpita. Quando si dice il colpo di fulmine! Lei, il suo modo così zen di parlare, muoversi… la sua bellissima energia. Grazia, leggerezza, delicatezza estrema sensibilità; il suo essere così innamorata della natura e della bellezza della vita. Questa sua personalità così tanto orientale, rispecchia perfettamente le sue favolose creazioni; gioielli-sculture, pezzi ricchi di fantasia, passione, amore. Gli esordi di Natsuko nel campo del gioiello, risalgono agli anni ’80, quando inizia a conoscere così per gioco la plasticità di alcuni materiali “non preziosi” come il bronzo, il rame e l’argento. Materiali che tutt’ora continua ad utilizzare e che elegantemente accosta a vetro, pietre dure, corallo e smalti colorati.
Questa la mia intervista a Natsuko… una persona veramente speciale, unica nel suo genere e molto molto ironica !
È esatto definire i suoi gioielli come elegantissime e leggerissime sculture zen senza età e “fuori dalle mode”?
Grazie per le elegantissime! Sicuramente è nel mio intento cercare di inventare delle forme non legate strettamente alle mode. Io stessa trovo modernissime ed attuali certi gioielli di artisti moderni (Lucio Fontana, Capogrossi tra quelli italiani). Senza volermi paragonare a questi maestri, certamente il mio desiderio è quello di avvicinarmi a loro.
Gioielli unici e di grande design, realizzati con materiali “comuni”, come bronzo, argento, legno e pietre di vario genere. Secondo lei non è quindi necessario utilizzare materiali preziosi per realizzare oggetti e gioielli “di un certo valore e di un certo prestigio”?
Per me che ricerco le forme e linee il materiale non ne determina la preziosità,anzi il fatto di usare questi “materiali poveri” è parte della sperimentazione. Userei anche il ferro , l’alluminio e, perché no, anche la carta, come fanno già alcune mie colleghe.
Il suo è un lavoro prevalentemente di ricerca. Esistono dei “luoghi preferiti”, nei quali ama scovare le sue favolose pietre?
Spesso sono le pietre che mi “chiamano”. Quando vado a cercarle dai miei fornitori ne rimango affascinata; soprattutto da certi quarzi con strane inclusioni (lodoliti, tormalinati, rutilati ). Di solito le pietre che uso arrivano da paesi lontani, come il Brasile o dall’Africa e mi vengono proposte da persone che amano il loro mestiere e ne parlano con un alone di mistero.
Il Giappone è la sua terra di origine. Vive in Italia ormai da tantissimi anni. Nei suoi gioielli ci sono chiare ed evidenti influenze zen. Cosa c’è invece di europeo-italiano o di milanese?
Non posso negare il mio DNA giapponese e quindi l’influenza culturale che ne deriva, ma essere cresciuta in Italia e in particolare a Milano, la città del design per eccellenza, mi ha resa più aperta e ibrida. Insomma sono un bel fritto misto o minestrone, a seconda dei gusti. A proposito di gusti, quello italiano è inconfondibile nel mondo. Gli artigiani stessi che lavorano con me hanno un gusto che in altri paesi forse non si trova.
Il suo atelier milanese è uno spazio-salotto di assoluta pace e tranquillità. Questo è quello che ho immediatamente avvertito e sentito appena sono entrata. Quanto c’è della sua anima nel suo atelier?
Mi fa piacere che abbia avvertito queste sensazioni. Ognuno di noi ha delle inquietudini, ma cerco comunque di creare un’atmosfera che aiuti me e la mia collaboratrice a lavorare ma anche le persone che vengono a dare un’occhiata a scegliere! Per chi non avesse tempo di fare un salto nel nostro atelier per respirare quest’aria, può comunque dare un occhio al nostro sito www.natsukotoyofuku.com
Le piacerebbe vedere indossare i suoi gioielli a qualche celebrity? Se sì, a chi in particolare?
Vedere i miei gioielli dalle celebrity farebbe certamente bene al mio narcisismo e ne sarei comunque contenta. Ma se devo essere sincera le persone che mi danno più soddisfazione sono i miei colleghi. A volte, quando tra noi c’è stima, io propongo dei baratti e quando vedo il sorriso sulle loro labbra, ecco ne sono proprio felice, perché loro sono i “clienti”più difficili.
C’è un gioiello che le piacerebbe realizzare che non ha mai realizzato finora?
Mi piacerebbe continuare a portare avanti il progetto delle fibbie per le cinture che trovo siano molto intriganti. Ma per me che amo le borse sogno di realizzare anche qualche chiusura da borsa.
Tre aggettivi per definire le favolose opere scultoree di Natsuko Toyofuku.
E’ un po’ imbarazzante ma ci provo: personali ma anche organiche e materiche.