Presentata lo scorso 15 settembre, presso la Fondazione Gianfranco Ferrè di Milano, la mostra Gianfranco Ferrè. Sotto un’altra luce: gioielli e ornamenti. Pensata e prodotta insieme alla Fondazione Torino Musei, la mostra sarà visitabile a partire dal 12 ottobre a Torino presso la Sala del Senato di Palazzo Madama, fino al 19 febbraio 2018.
Esposti duecento oggetti-gioiello disegnati dallo stilista milanese per le collezioni della sua maison che hanno sfilato dal 1980 al 2007 (anno della sua scomparsa). In mostra anche alcune delle sue creazioni più rappresentative, quelle in cui il gioiello assurge a componente costituente dell’abito (significativo, a tal proposito, è l’esordio di Ferrè nel mondo della moda dopo la laurea al Politecnico di Milano come disegnatore di gioielli).
Per Ferrè, infatti, il gioiello non è unicamente l’accessorio o il giusto completamento dell’abbigliamento di una donna, ma è proprio l’elemento sostanziale e qualificante dell’abito, la sua vera e propria anima («[…] spesso il gioiello è completamento del capo e suo accessorio, qualche volta persino necessario, è un dettaglio d’effetto; in alcuni casi, invece, è proprio la materia-gioiello a inventare e costituire l’abito, diventandone sostanza e anima», G. Ferrè).
Il bijoux, dunque, rientra in quell’idea di progettualità perseguita dallo stilista milanese, dove ogni componente della “mise” partecipa ad un tutto osmotico e non ad una giustapposizione di parti. Il gioiello non è creato per abbellire e arricchire un abito, ma entrambi sono frutto di un’idea e concorrono alla sua realizzazione.
Ferrè concepiva le proprie creazioni come delle vere e proprie “strutture da indossare”, a volte articolate in una complessità di volumi di chiara ascendenza progettuale. Tuttavia, ciò che determinava tale complessità era sempre l’esigenza di enfatizzare l’armonia delle forme femminili e, non ultimo, di riflettere il carattere e la rappresentazione di ciò che la donna vuole essere. Tutto questo non poteva prescindere da una varietà di idee concettuali che infondeva nei suoi abiti. Anche il gioiello rientrava a pieno titolo in questo processo creativo: nel contesto dell’ “abito- struttura” il bijoux rappresenta per Ferrè la vera “chiave di volta” di molte delle sue creazioni. Si pensi solo alla funzione delle cinture – elementi funzionali con cui Ferrè metteva in evidenza il punto vita – a volte arricchite da “punti” gioiello (come in uno splendido completo bianco presentato nella collezione primavera/estate 1982, in cui ad un audace scollo a “V” rispondevano, come in un eco, due gioielli a forma di piramide capovolta appuntati sul lato destro di una cintura “ton sur tone”), altre volte veri e propri gioielli.
Questo giustifica oltretutto la varietà di forme e stilemi scelti di volta in volta dallo stilista peri suoi gioielli: si va da barocchismi opulenti e sontuosi eclettismi, passando per forme vagamente liberty o déco, fino a minimalismi che lambiscono il tribale. Ferrè attingeva al ricco catalogo della tradizione, che sottoponeva a fantasiose rielaborazioni, alla ricerca di quella forma plastica più adatta all’idea concettuale di donna che voleva di volta in volta rappresentare. Medesima cosa si può dire a proposito della costante ricerca dei materiali – pietre, metalli, smalti, conchiglie, legni dipinti, vetri di Murano, ceramiche, cristalli di Swarovski, cuoio, rame, ecc. – la cui attenzione non era minore di quella dedicata ai tessuti.
«Nel mio processo di elaborazione creativa, anche quando è applicato all’oggetto-gioiello, si manifesta una grande passione per la ricerca. E’ nella mia natura partire dalla preziosità autentica, dall’appeal senza tempo insito nel riverbero dei metalli nobili, nei riflessi incantati delle pietre dure, nei bagliori magici del cristallo più puro. E’ una dichiarazione d’amore, fedele e mai dimenticata, per tutto ciò che è scritto nel DNA del lusso autentico. A questo si affianca il gusto, in me ugualmente innato, per la sperimentazione che si esprime, per esempio, nella reinterpretazione di materie ‘povere’, storicamente estranee alla cultura del gioiello, come la paglia, la rafia, il legno, il cuoio, la rete. Oppure dei materiali figli della cultura industriale, come l’intera gamma dei metalli – dal ferro da fonderia, al rame, al bronzo – o il plexiglas, la resina, o ancora la pasta di vetro. Materie, che per me sono fondamentali per conferire al lusso una connotazione nuova, più articolata e fluida, più sfumata, più ricca e stimolante» (G. Ferrè).
Domenico Raimondi Lo Presti
♥ ♥ ♥