L’ecclettico e sempre più creativo Antonio Marras, ha descritto la sua collezione con una famosa opera dell’ intramontabile Giacomo Leopardi.
Non mi sono minimamente permessa di modificare/cambiare in qualche modo il testo e non ho nemmeno voluto aggiungere altro.
Le opere d’arte vanno completamente rispettate.
Semplicemente incantata…
“Se una notte d’inverno una viaggiatrice di nome Annamarie
nel suo eterno peregrinare avesse incontrato un pastore errante dell’Asia mentre, questi,
seduto su una pietra a guardare in cielo, improvvisava lunghe e dolci e antiche nenie rivolgendosi alla luna piena.
Se in lontananza come unica voce della natura si sentiva l’ululato di un lupo.
Se Annamarie sedotta dallo spazio immenso, dalla centralità della luna,
dall’assenza di vento, dalla magia della nebbia, dalla precisione nitidissima dello sguardo del pastore che mentre cantava
fissava le cime, i colli, le valli, i deserti senza orizzonte.
Se il notturno impareggiabile che si apriva a poco a poco verso l’infinito.
Se le stelle piano piano si affollavano attorno alla luna luminosa, solitaria, distante,
incomprensibile, muta, indifferente alle preoccupazioni dell’uomo. Troppo in alto per capire, troppo in alto per vedere.
Se Annamarie, vera anima dell’anatomia dell’irrequietezza.
Se la sua urgenza irrefrenabile di andare, la necessità di vedere altri mondi, conoscere altre culture,
trovare un punto di riferimento che aiuti a conoscere se stessi.
Se l’urgenza di mettere la distanza prospettica che tanto serve per trovare un centro
di gravità permanente non fosse così impellente.
Se Annamarie, spirito errante eternamente insoddisfatto,
che viaggiava attraverso il tempo, la memoria perenne come in un attimo sfuggente, in uno spazio chiuso
eppure senza confini come in una stanza dove non ci sono pareti ma alberi.
Se quella notte lì Annamarie Schwarzenbach avvesse poi incontrato il lupo, l’unico depositario del sapere,
gli avrebbe sicuramente chiesto:
come fai tu, lupo? Come fai a capire il senso della vita?
Il viaggio come stato del cuore.
Oriente come diversità, altro da sè, la ricerca dell’altrove.
Attrazione verso tutto ciò che è insolito, inatteso, estraneo, sorprendente, misterioso, eroico,
tutto ciò che è altro.
Viaggio come desiderio di spaesamento
nell’uso dei colori, nel mix delle forme e dei volumi di paesi lontani.
Paesi lontani e diversi. Attraverso l’Asia sino all’estremo oriente”
Canto notturno di un pastore errante dell’Asia di Giacomo Leopardi