Lo stile unico di Ferré in mostra a Cremona
Lo ricordiamo tutti come “l’architetto della moda”, anche se a lui, Gianfranco Ferré (1944-2007), quell’appellativo stava stretto. Nonostante la sua formazione accademica infatti – si era laureato in architettura al Politecnico di Milano nel 1969 – Ferré non amava essere definito in questo modo: «la definizione di “architetto della moda”, che, confesso, qualche volta mi va un po’ stretta perché mi insegue dall’inizio della mia carriera e soprattutto perché sottolinea maggiormente l’aspetto logico-razionale del mio lavoro, adombrandone invece la componente di passione, di fascinazione e di incanto, indispensabile per completare la determinazione progettuale».
Eppure, come dimenticare quegli abiti dalla progettualità perfetta: invenzioni sartoriali che, pur non mancando di riflettere la fantasia e la vivacità creativa dello stilista, lasciavano comunque affiorare un accurato lavoro di analisi e di studio del corpo femminile, insieme ad una attenta ricerca di materiali, forme e colori che al quel corpo dovevano adattarsi. Creazioni che erano ‘macchine’ perfette, adatte ad enfatizzare in maniera superba le spalle, il punto seno e il punto vita delle modelle che sfilavano nelle fulgide passarelle milanesi – erano gli anni operosi di Gianni Versace, per citare uno dei colleghi più illustri dello stilista – per la sua maison e per la casa di moda francese Christian Dior (di cui Ferré assunse la direzione artistica dal 1989 fino alla sua scomparsa)