I criteri di contaminazione che regolano i modi attraverso cui l’arte contamina la moda osservano due inequivocabili direttrici. La prima, più consueta, suggerisce allo stylist di derivare dall’arte motivi, colori e figure – le pennellate impressioniste di Monet, i colori squillanti della Pop Art, le figure pseudo tribali di Keith Haring, etc. – che, applicati sui tessuti, hanno il fine di omaggiare un celebre artista richiamandone l’opera oppure dichiarare il proprio compiacimento verso il mondo figurativo di un pittore; la seconda direttrice, più rara benché più interessante, intende la creazione di moda come realizzazione artistica essa stessa, un prodotto particolare della cultura e della formazione intellettuale del creativo (in questo caso, infatti, l’uso del sostantivo ‘stilista’ risulta essere riduttivo se non addirittura inappropriato).
Quando, a metà degli anni Novanta, Antonio Marras (Alghero, 1961) fece il suo ingresso nel mondo della moda, ci si rese subito conto della sua eccezionalità nel panorama dei couturies. La materialità – avvertita come fusione indissolubile di materie prime e artigianalità – e le chiare ascendenze territoriali – quelle della sua Sardegna – delle sue creazioni, sposate ad una poesia di forme moderne quanto innovative, fecero conoscere una personalità dalle forti connotazioni intellettuali. La sua attività di creatore di moda, infatti, è sempre proceduta con quella artistica, fondendosi entrambe in una forma espressiva in cui moda e arte erano espressione del talento e dell’originalità di un artista tout court.
Rimangono ancora pochi giorni (fino al 21 gennaio) per ammirare l’ingegno molteplice di Antonio Marras, a cui la Triennale di Milano dedica una mostra. Sono esposti disegni, dipinti e installazioni che l’artista/stilista sardo ha realizzato negli ultimi vent’anni o che sono stati creati appositamente per la mostra milanese. Una occasione davvero unica per comprendere appieno il percorso creativo di Marras: « (Che cosa mi tiene così legato al mondo dell’arte?) L’arte per me è una passione, e come tale va coltivata. Mi informo, la cerco e vi dedico tutto il tempo che posso. Se una mostra, una performance o uno spettacolo mi interessano, nulla mi frena e rinuncio a tutto pur di non perdermeli. Per chiunque faccia il mio mestiere l’arte è una molla potentissima e una grande fonte di ispirazione, e io sono sempre affamato di immagini e di suggestioni» (intervista di PlayBoy ad Antonio Marras del 02/08/2010).
Domenico Lo Presti Raimondi
Antonio Marras:
Nulla dies sine linea
Vita, diari e appunti di un uomo irrequieto
dal 22 ottobre 2016 al 21 gennaio 2017,
Palazzo della Triennale, via Alemagna 6, Milano
da martedì a domenica (lunedì chiuso), dalle h. 10:30 alle h. 20:30
Per info tel. 02.724341