L’incanto del paesaggio mediterraneo, declinato paradigmaticamente nel fascino di una terra dalla storia millenaria: la Sicilia; un luogo in cui tutti gli elementi naturali – acqua, aria, terra e fuoco – concorrono armoniosamente a creare un ambiente naturale unico; il fascino magico di un’isola a tratti misteriosa, e tuttavia familiare nell’immaginario di chi ha fatto di essa fonte d’ispirazione, tòpos dell’anima e dello spirito.
L’ispirazione è quella di una donna che della bellezza della Natura si nutre facendone parte, come in un tutt’uno inscindibile e tuttavia specificabile; una femminilità che trae linfa dai flussi vitali del cosmo, vivendo in esso come in uno spazio conforme alla sua essenza. Si propone una donna che è partecipe della Natura, ma senza stupirsene, anzi dilettandosi voluttuosamente come una Venus ancestrale, primordiale.
La veste un abito interamente costituito da vari strati di tulle sovrapposti, che creano un volume vaporoso, come di spuma marina. Il colore è rigorosamente il bianco, a indicarne la purezza e la compartecipazione ad una luce satura e mediterranea
Complemento essenziale e caratterizzante è un corpetto/corazza in ceramica smaltata, ancora una volta di colore bianco, ton sur ton con l’abito. Citazione puntuale di un fare artigiano e di un materiale – la terracotta – che dalla terra, dall’acqua e dal sole trae la sua ragione d’essere.
Il top in ceramica – prodotto esemplare della più alta tradizione ceramica siciliana – riproduce l’iconografia tradizionale isolana del Sole. Un candore ancestrale, quindi, che si piega però ai propositi fecondativi dei feraci raggi solari, al desiderio maschile (il Sole ha una spiccata valenza maschile sia nell’esoterismo occidentale che nella mistica orientale), portandone addosso il vessillo.
Una raffigurazione che ha anche un significato ambivalente, perché la sua espressione grottesca, da mascherone teatrale, fa di esso uno strumento apotropaico, teso ad allontanare le forze ostili e difendere l’immutata bellezza dell’eterno femminino.
Una scogliera brulla, di tagliente pietra lavica; una flora lussureggiante che puntella sciare a trabocco sul mare; basalti millenari – frutto delle secolari eruzioni dell’Etna – che offrono le loro fenditure a rigogliose e pervicaci euforbie arboree.
Infine il mare – e con esso il riflesso di un cielo quasi sempre terso, di una luce smorzata dai flutti marini e tuttavia abbacinante – a lambire con le sue acque la costa che dalla Riviera dei Ciclopi si estende alla Riviera dei Limoni.
Tutto questo ci offre lo spunto per una riflessione sulla forza prorompente di Madre Natura – la Gea dei Greci – sul suo vigore prolifico, sulla sua fertilità, e ci suggerisce immediatamente l’idea di femminilità prorompente e opulenta.
Domenico Lo Presti
Abito MAURIZIO FRAGALÀ MASSIMO FICHERA -MF ARTCREATOR-
Acconciatura KSENIA KOZLOVA
Testo DOMENICO LO PRESTI
Photo MAURIZIO FRAGALÀ